Un incontro che mi ha dato da pensare

Girovagando per librerie alla ricerca di libri che parlassero d’arte, come spesso mi capita mi lascio trasportare dalla curiosità, vado alla ricerca di non so nemmeno bene cosa. In una di queste occasioni ho trovato “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica” scritto da Walter Benjamin, ha suscitato subito il mio interesse.

“Riproducibilità tecnica”. Oggi con poco sforzo chiunque può acquistare una riproduzione della “Gioconda ” di Leonardo o “L’urlo” di Munch, solo per citare alcuni esempi, questo credo che non abbia fatto bene all’arte.

Quando dipingo non possiedo sempre lo stesso stato d’animo, rido, piango,  sono ubriaco e cosa molto importante devo lasciare che l’emozioni mi guidino, cosi facendo cerco di non porre nessun ostacolo lungo il percorso tra l’emozione ed il colore che si deposita sulla tela. Una riproduzione è un passaggio da un opera ad un supporto, attraverso una macchina, processo che non può trasportare emozioni e ancor meno il loro variare.

Le macchine devono essere utili all’uomo e non prenderne il posto, trovo che molto spesso l’uomo non da il giusto valore a ciò che lo circonda: “Sai, amo l’arte ma non mi posso permettere un Van Gogh, un Raffaello quindi meglio una riproduzione che il nulla.” Costoro non provano alcun sentimento d’amore nei confronti per l’arte. Lo dimostrano non acquistano opere d’artisti sconosciuti, questo costerebbe pochi soldi in più, ma costerebbe una scelta e  scegliere è faticoso, con tutti i rischi che comporta una scelta. I commercianti di riproduzioni sono persone che con l’Arte non hanno nulla a che vedere.