“Ricordi Corrispondenti”

In nome del danaro,
lavori irrispettosi
Il bagno restaurato
l’idea rubata
l’ignoranza fracassante.
Tutti i ricordi corrispondenti
ad un giorno in quel giorno,
l’oggi è giusto,
echi di diffamazione;
in nome dell’apparire,
denunce troppo grandi,
troppe persone corrispondenti
a quella persona in una persona.
Ritardi inestimabili.

Questa poesia è scritta dall’amico Andrea Tavazzani, poesia che con enorme soddisfazione e gioia ho allegato alla mia opera “Casa di bambola”, ciò di cui l’amico Andrea parla è una chiave di lettura della mia opera che mi affascina o sono solo pensieri che spesso percorrono la mia mente e sollecitano il mio animo, magari entrambe le cose.

I ragazzi dello scantinato

Giù in cantina c’è un ragazzo
che tenta di vivere la sua vita in pace.
Ma un giorno dovrà unirsi al mondo di sopra
e non ce la farà a sopravvivere.
Occhi incollati alla tv, orecchie sigillate dalle cuffie,
lasciato a se stesso, un estraneo in casa sua.

R.JALBERT, “I ragazzi nello scantinato”

Ringrazio questo breve scritto, incontrato nella lettura de “ I vizi capitali, i nuovi vizi.” Di U. Galimberti per avermi suggerito le seguenti riflessioni.
Questo ragazzo che soffre è la nostra speranza per un mondo più umano, composto da individualità. La cantina il luogo dove tutto questo viene conservato; fuori c’è la massa, composta da tutti quei ragazzi che, a loro insaputa, sono omologati per stare nell’odierna società. Costoro non sono mai stati nella propria cantina: non possiedono cantine!
La cantina è quel locale che si trova nella parte più nascosta di un abitazione, il locale più riparato. Il suo fine è quello di conservare, riparare, proteggere, nascondere.
Possedere una cantina significa possedere un cuore, nel quale scendere per osservare ciò che vi è, così da conoscere cosa possediamo. Questo oggi non è più concesso in quanto, se ciò avvenisse, potrebbero nascere imprevisti, perché la società non sa cosa egli potrebbe riportare in superfice. Viviamo in un mondo di beni di consumo, un mondo che per funzionare ha bisogno che tutto sia regolato, in cui tutto deve stare all’interno di schemi prestabiliti, dove non vi debbono essere eventi inaspettati. Essendo noi all’interno di questa società, come possiamo non pensare che l’uomo possa esimersi dal diventare, nella speranza che non lo sia già, anch’egli un bene di consumo? I beni di consumo non hanno bisogno di cantine, ma  di luoghi di stoccaggio in cui far sostare il bene per una successiva lavorazione; il tutto è ben catalogato, registrato, ordinato. Siamo a perfetta conoscenza di ciò  che si trova in questi luoghi di stoccaggio.
Non possiamo credere d’essere individui dotati di singolarità se non scendiamo in cantina, unico luogo in cui trovare ciò che per noi vi è stato depositato: il nostro cuore.
Con molta probabilità, lo scendere in cantina ci farà scoprire possedimenti inaspettati. Troveremo cose che potranno renderci felici, ed altre che preferiremo non possedere. E’ solo scendendo e frugando al suo interno che potremo scoprire chi realmente siamo, potendo così considerarci individui unici. E con l’uso che faremo dei nostri possedimenti, dimostreremo il nostro reale valore.