Asola nell’Arte di Mauro Zucchi

Quali edifici rimangono facilmente impressi nella mente di chi visita per la prima volta la città di Asola? Le risposte sono di sicuro molteplici,data la varietà di importanti fabbricati ubicati nel suo territorio.
Quelli che più di ogni altro hanno colpito il mio occhio “monzese” sono il Teatro e la Cattedrale di Sant’Andrea. Ho conosciuto Asola alcuni anni fa per motivi sentimentali, ed ormai posso dire di essere diventato un asolano d’adozione. E’ dunque con questi occhi, diversi da quelli dei residenti, che osservo le cose di Asola.
Il Teatro è chiuso da tempo ma i suoi muri fatiscenti mi raccontano di quando era il cuore pulsante degli asolani amanti del bel canto delle opere e delle operette; che partecipavano ai mitici veglioni di San Giovanni o assistevano alla rassegna canora dell’Ercole d’oro. E’ di questa vita cittadina che mi parla il Teatro e che mi fa sognare.
La Cattedrale di Sant’Andrea è un esempio di tardo gotico lombardo, di notevoli dimensioni, che si giustificano solo con la storia della antica fortezza veneziana. Mi ha colpito l’austera imponenza dell’edificio ed in particolare quegli strani, interessanti colori delle pareti. Ma all’interno la Cattedrale è una sorpresa; uno scrigno ricco d’arte e di
tesori che ti lascia senza parole. Ogni dettaglio ti racconta la storia della Città murata e quella della sua antica nobiltà. Di queste ed altre cose ho parlato a Mauro Zucchi (www.zmauro.it), un noto pittore di
Mandello del Lario di cui ho potuto apprezzare le qualità artistiche, oltre che l’umiltà e la generosità personali.Osservando i suoi lavori ero rimasto colpito dalla loro capacità di trasmettere quella certosina ricerca di ciò che l’esterno sa imprime sull’immateriale che alberga in
ognuno di noi. Il loro tema dominante è l’uomo nel rapporto con se stesso, con il prossimo e con la natura; un uomo riflessivo, a volte tormentato che nel divenire della vita è sempre alla ricerca di domande e di risposte. Molti dipinti hanno dimensioni rilevanti e davanti a loro ti senti piccolo, quasi indifeso; la loro energia ti attraversa dall’alto in
basso e ti ritrovi facilmente spaesato, incredulo, ipnotizzato. In quel momento diventi pienamente conscio di come l’arte sia capace di essere la filosofia dell’animo umano ed eco di forze ed energie interiori.
Le capacità artistiche di Mauro spaziano dall’acquarello all’acrilico, dal gessetto alla matita. Il tratto è naturale e sicuro, mai casuale e mai banale; le sfumature e i colori vengono scelti con la stessa attenzione con cui un pianista collega in successione tutte le note per una nuova
melodia. E così gli ho espresso il desiderio di avere due suoi quadri che interpretassero, assecondando la sua sensibilità, il Teatro e la Cattedrale di Asola. Gli fornii alcune fotografie e gli lasciai la piena libertà di dipingere ciò che non aveva mai visto.
Mauro accettò subito la sfida artistica e, osservate diverse fotografie attuali e del passato, iniziò a trasformare le informazioni in sensazioni ed emozioni e poi in scintilla creativa.
Il primo dipinto è in stile metafisico figurativo e ritrae il Teatro nel presente e nel suo futuro prossimo. Le forme solenni e neoclassiche delle facciate, ingrigite e opacizzate dal trascorrere del tempo, emanano allo sguardo una profonda tristezza, una sensazione di solitudine ed abbandono; proprio come l’uomo che si intravvede accasciato a terra mentre piange tenendo tra le mani un lembo stracciato del tendone. Dalle finestre non riflette il dorato del sole e la mente non può oltrepassare le mura immergendosi nei fasti del passato quando, illuminato riccamente, il Teatro presentava il più lieto aspetto che si
poteva desiderare.
Nulla è però perduto. I necessari e tanto desiderati lavori di restauro sono cominciati e presto verrà riaperto il sipario: avrà così inizio una nuova stagione teatrale. Verrà restaurata la facciata e verranno rifatti gli interni. Allora, come in passato, il pubblico ritornerà ad affollare il
teatro, plaudente e smagliante. Mi sembra già di udire la voce solenne di un oratore in mezzo alla scena: “Ancora ieri la parola di Cesare avrebbe potuto levarsi contro il mondo; ora egli giace lì e nessuno è tanto umile da inchinarsi a rendergli onore. Se avete lacrime, preparatevi a versarle ora”.
Il secondo dipinto è realizzato in stile geometrico e raffigura la Cattedrale nei suoi radiosi colori giallo e arancio. L’architettura tardogotica lombarda, imponente e grandiosa, si spezza in plurimi frammenti verticali riproducendo, nella bidimensionalità dello sfondo, le quattro facciate. Le lancette dell’orologio cinquecentesco scandiscono il trascorrere delle ore notturne e diurne. L’ atmosfera è immobile quasi surreale, non ci sono ombre, non ci sono passanti: il compendio della semplicità; sicuramente è un giorno d’estate vista la luce intensa sui palazzi laterali. Si intravvede un accenno di Via della Libertà e di Via
Cesare Battisti. I portici a sinistra e il Municipio sulla destra posizionano l’osservatore al centro della Piazza XX Settembre, al centro della nostra città.
La sintesi di tutto ciò è: “Asola nell’arte”.

Di Emiliano Caiani

Chiesa Asola – acrilico su tavola

Il Teatro di Asola – acrilico su tavola

Articolo del 18/Settembre/2016 su Alpi Fashion Magazine

Il Viaggio di Mauro Zucchi

L’artista Mauro Zucchi è nato a Lecco cinquant’anni fa, inizialmente non intraprende gli studi artistici, ma segue un classico percorso scolastico diplomandosi come Geometra; dopo aver interrotto gli studi superiori si trasferisce a Vicenza, dove lavora nel campo dell’arredamento. È subito dopo questa esperienza che esplode l’esigenza di un nuovo rapporto con il mondo, cerca nell’intimità dell’espressione artistica, uno spazio in cui poter vivere, dando sfogo alla creatività come autodidatta, ma poi si rende conto che la tecnica pittorica è fondamentale per scoprire e sperimentare, per misurarsi con se stessi ed evolvere. Proprio in virtù di questa nuova consapevolezza, vissuta quasi tragicamente come atto di dissociazione dal mondo esterno, decide di isolarsi sempre più nella ricerca di un linguaggio espressivo in grado di testimoniare la propria personalità, ignorando le etichette imposte dalla vita sociale. Dal 2008, con enorme fatica, ma spinto da un sempre più pressante disagio, che le comporta lo stare in una società cosi corrotta nel profondo del suo essere, non ha potuto far altro che dedicarsi completamente allo studio e all’arte ed in particolar modo alla pittura, cosi ha iniziato il suo viaggio; viaggio inteso in senso metaforico, ovvero come itinerario verso la conoscenza di se stessi addentrandosi nella profondità interiore per scoprire chi siamo e a quale vocazione siamo chiamati, un invito ad intraprendere la strada che porta alla piena realizzazione di se stessi cercando di superare ogni barriera umana che provoca egoismo, solitudine, indifferenza e intolleranza, in cui è possibile smarrirsi. Comunque il viaggio opera in Mauro una trasformazione interna che lo porta a vivere nella libertà e nell’autenticità di essere pienamente se stesso.

Per conoscere meglio Mauro Zucchi, capire la sua arte e valorizzare le sue opere pubblichiamo integralmente alcune sue  considerazioni e riflessioni: Appunti di viaggio Settembre 2016.

In quest’ultimo periodo ho la percezione che il disordine, la confusione si stia trasformando in un caos ordinato.

Sino ad oggi non ho voluto lasciarmi trasportare dalla sperimentazione nel campo pittorico come non ho prestato molta attenzione ad altre forme d’espressione come installazioni, performance o altre forme espressive che oggi sembrano ricevere maggiore attenzione della pittura su tela. Dipingere non l’ho mai sentito semplicemente come il tracciare linee o gettare del colore su di un supporto; non so ben definire cosa sia per me la pittura e l’arte nel suo complesso. L’unica cosa a me certa è l’enorme difficoltà che ho nell’assoggettarmi alle regole del mondo che mi circonda, questa difficoltà mi ha portato ad incontrare la pittura, pittura che mi ha guidato verso l’arte.

Cos’è l’arte? Domanda che mi son sempre posto e che continuerò a pormi in quanto credo che il suo significato o ciò che rappresenta sia sempre in sviluppo, in la da venire col mutare dell’uomo e di tutto ciò che questo mutare comporta; potrebbe questa essere una mia parziale risposta. Questa domanda, per molti semplice e banale, per me è stata un punto di partenza, non ha fatto altro che innescare tutta una serie di interrogativi: Cosa dipingere? Come dipingere? Perché dipingere? e molte altre domande che non fanno altro che portarmi sempre con più convinzione nelle profondità di un sentiero che è solo mio e nello stesso tempo a me stesso sconosciuto. L’istinto è un elemento che mi guida, prima ne avevo poca consapevolezza e lui  decideva per me; oggi è una mia precisa volontà che siano l’istinto, la sensibilità e tutto ciò che in me vive a guidarmi, ma con una notevole differenza oggi quell’istinto è qualcosa che coltivo e forse in un qualche modo a mia insaputa cerco di guidare.

Gli aspetti tecnici non sono stati inizialmente da me ignorati perché ritenuti non importanti; tutt’altro! Gli aspetti tecnici hanno la loro fondamentale importanza ma, come spesso capita, non tutti i percorsi hanno un aspetto lineare e continuo. Non essendomi mai interessato dell’arte sino a 35 anni, mi son detto sin da subito che non avrei potuto e tanto meno avrei voluto, visto il mio punto di partenza, seguire un classico percorso didattico. Il disegno lo conoscevo, se non nei suoi aspetti artistici sicuramente in quelli tecnici, ho deciso di frequentare il Maestro Massimo Bollani per acquisire le basi della pittura ad olio. Ho frequentato il maestro per un paio d’anni dove ho sì ricevuto le basi, ma niente o poco di più delle basi e durante questo periodo sentivo crescere in me che li qualcosa mi mancava; non sapevo cosa mi mancasse, ma avevo il netto sentore che volevo altro, non sapevo cosa fosse questo altro, ne sentivo solo la necessità. Da allora sino a un paio di anni fa mi sono molto rinchiuso su me stesso cercando quell’altro che non sapevo cosa fosse. Tutto questo non sta a significare che la tecnica ha per me poca importanza, mi ripeto; tutt’altro. La tecnica è importante e ne dovrò acquisire sempre più, ora che incomincio a comprendermi posso incominciare a pensare maggiormente a quegli aspetti puramente tecnici che mi servono al fine che possa esprimermi nella mia totalità.

Durante questi anni ho letto molto, forse anche molto più di quanto abbia dipinto. Questo percorso mi ha portato a trasportare sulla tela i miei interrogativi, gli interrogativi di una persona che cerca di conoscersi cosi da potersi coltivare. Questo guardarmi dentro non esclude il mio prossimo, ma anzi è proprio grazie a lui che posso sondare sin nelle profondità della mia persona a me stesso sconosciute. Lungo questo sentiero ho compreso di essere interessato al mio prossimo, all’uomo, in quanto uomo, penso di poter affermare che i temi che oggi dominano le mie opere riguardino l’uomo nel suo esser uomo.

L’arte ha per me uno scopo, un suo perché, tra questi l’utilità di aiutarmi a comprendere.

La pittura è ancor oggi il mezzo, l’oggetto, la forma che prediligo per comunicare anche se, incomincio ad aver pensieri ed idee che si allontanano, l’opera Tabù ne è un esempio. Della pittura amo il colore, il disegno e forse ancor di più è quell’interazione che ho col mezzo pittorico, ha quell’aspetto carnale e non cosi esclusivamente intellettuale come alcune forme d’arte contemporanee, comunque da quanto ho detto sopra in merito all’arte e al suo divenire, credo che vi siano temi della mia contemporaneità che sono più esprimibili con forme d’arte diversi dalla pittura.

Pubblicato dalla redazione Alpi Fashion Magazine: Antonello Piludu